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23.10.14

Tempo dei ricordi

Tempo di autunno, tempo che cambia l'ora e da qualche parte allontana di un'ora ancora alla mia terra, terra di autunno appunto, non di questa terra, ancora calda, ancora cangiante, nella rugiada delle foglie, la mattina, nella bruma poco prima di far giorno e umido e caldo.
Tempo di Halloween, di costumi made in china al supermarket, di cinesi che si fotografano davanti alle mie decorazioni davanti a casa, di teschi, tombe e pipistrelli..si sa, il macabro e' il loro umorismo principale.
Tempo che chiude le grandi storie d'amore, e nel picco di questo si sente la bellezza, quel tempo che hai dato, vissuto, violato e che cadra' a terra come una foglia stinta.
Sull'autobus uno studente si e' seduto accanto a me e mi ha detto di venire da Budapest, quanto ho amato la sua citta' gli ho detto, forse la piu' bella di tutta quell'Europa decadente.
Il tassista invece mi ha detto di comprare un piccolo Buddha con la faccia ironica che si muove, tipo i nostri cani sul cruscotto dello zio Pino.
Si trovano a China Town, continua a ripetermi, very cheap, very cheap, e portano fortuna.

15.9.14

A Day..

Oggi ho odiato Singapore
Ho odiato le miglia di mare e di terra e le ore che perdo quando fa buio e la' e' ancora giorno
Ho odiato l'haze che ci costringe in casa e che non fa giocare i bambini all'aperto
Ho odiato anche la perfezione dei fiori di frangipani che lenti, anneriti e perfetti si accasciano nelle strade grigie
Ho odiato il silenzio e il vuoto delle parole, ho odiato la mia malinconia il mio ardore e la mia passione tutta.

27.8.14


Una malinconia


Molto spesso in questo posto che io uso chiamare il mio esilio ma non in senso cosi negativo, vivo di malinconie totali, brillate nella mente in un attimo casuale, quando un pensiero si scontra con uno spazio o un tempo immaginario, o di solito e' una nebbia, una luce, un oggetto che mi riporta a quella vita parallela.
Qui e' facile avere la malinconia, e' tutto cosi asettico che ti lascia comporre e immaginare quello che non c'e', riempire il vuoto con un mare che brilla, delle strade di campagna, dei palazzi antichi, dei
campanili che si scrutano tra il cielo e dei pini odorosi.
Una piana che fa intravedere quel mare, da una casa diroccata che era bombardata e che da sempre mi ha dato quel senso di infinito anche in un mondo di provincia.
La mancanza, da sempre si riempie con il sogno, così sono felice di non vivere in una citta' piena di eterno come Roma, o negli echi di tutti gli artisti miei preferiti in una Parigi degli inizi del 900, anche se doveva essere proprio un bel bordello di pathos e arte, da sguazzarci a ogni passo..ma e' solo malinconia a ripensarci.
Qualcuno ha chiamato questo posto un "non luogo" ma sticazzi, questo e' il mondo dove vivo io e c'e' tutto, C'e' Pound, D'Annunzio, Matisse, Ernst, Modigliani, Hemingway, Chagall, Satie, Fitzgerald.
E' la compostezza dell'Asia, che gli occidentali non sanno capire, e' la sua non volgarita' eterna mentre sprigiona incenso nelle strade.
E non e' la vallata del Santerno con un manto di nebbia, ne la tramontana che raggiunge la Sardegna e il suo mare, ma e' la mia  rabbia allo stesso modo.



4.8.14

The long dark

La mattina ancora notte si svegliava solo d'inverno per me, invece queste albe e notti bianche si alternano in una estate eterna; arriva quando la notte separa gli emisferi, ma soprattutto quando non ci sono piu' parole e raggi di luce in un piccolo campo di sogni.
Tu che manchi, in ogni piega di luce e di ombra sulle mie ginocchia, appena affacciate al timido raggio di un mattino che ha in un momento chiuso i tuoi occhi.
La seduzione dei desideri, dei ripensamenti e delle frenate secche, hanno riempito il mio calice fino a farmi sentire ebbra di passione. Ogni giorno e ogni notte diversa dalla nostra.
Da quel pomeriggio fragile, che aveva rotto ogni ragione, dalla fine di una notte illuminata di lampi e con la luna piena dentro ad un oblo'.
Sulle pietre antiche di un palazzo, riflettendo i sospiri e l'amore sui vetri di Murano, sopra un letto esploso di mancanze e di impazienza. Come una battaglia inglese che ha conquistato il mondo, e pure Singapore.



Panta Rei

Aver re innescato un mulinello imolese che era meglio lasciare affondare, una finestra sul mondo che avrei preferito non guardare piu' perche' le conseguenze e i rimpianti di quel vedere sono insostenibili, come non si puo' riavere il passato, prendere un treno perso, vivere di malinconie che non vivono perche' sono malinconie..al massimo si puo' vivere in un sogno.
E quei mobili, quelle cose, che tanto mi creavano ansia, ora viaggiano in un container nel mare, di un tratto che attraversa il mondo e portano tutto lontano e tutto per essere rivissuto, e forse per la paura di dover smettere di sognare ho sognato che tutto affondava negli abissi come la scena del Titanic, i piatti, il como', la scrivania e i quadri rovesciarsi e inabissarsi.
Ritorno in quella camera, la mia memoria e' pregna di tutti i particolari, dalla scala con l'odore di parquet, davanti un mobiletto dove erano esposti i ricordi di viaggio, Messico, Guatemala, oggettini artigianali di terra cotta, di legno, forse un mio narghile' dalla Tunisia. Il bagno stile barca a vela, le piastrelle verdi azzurre, nere, bianche. Lo specchio che ci guardava nelle nostre paure, nei nostri piaceri nei nostri viverci. Il divano, la tv, le mensole con i libri e le videocassette, le foto dei ricordi dei viaggi, davanti ad un Castello per andare all' Oktoberfest, foto di amici, di un gruppo di amici unito, le cornici erano spesse e tutt'uno con la foto, mi piaceva quel metodo di stampa; il gufo di ceramica, era stato messo in mezzo a li, e anche una bottiglietta rosa di rosolio, ricordino della gita ad Assisi di terza superiore, la birra rossa col nome, portata da una gita in Puglia di A.P.; il tappeto kilim o chissa' cosa, i gabbiani di legno appesi con un filo che volavano leggeri con un tocco, il terrazzino un po' cupo ma da dove si vedevano le stelle, dal velux anche, sopra al letto, le due scrivanie di legno una piu' bassa, il disegno di carboncino che ti piaceva tanto, la piccola porta che dava su di una intercapedine del muro, dove stava il casino, il passato, l'inutile, il classico sgombraroba. Ci ho lasciato le Clark stese sul pavimento tante volte, i vestiti anni 90, le mutande, i cappotti dell'inverno quando fuori c'era la nebbia.
Ho rivisto foto nuove in cui come una luna compare a meta', ho visto facce che non conoscevo e facce vecchie, e ho capito subito chi aveva scopato con te, e immaginarmelo e' stato inabissante.
Ho rivisto una casa nuova che era gia' vecchia per me, che aveva una luce diversa da quando la varcai io, ed era piena di gente che non sa della mia esistenza, ed e' quello che resta, oggi. 

19.7.14

Odio l'estate




Una volta l' estate, quella "vera" cominciava a Milano Marittima, nel sole di luglio, nei "bagni" con le moltitudini di ombrelloni blu e arancione a strisce, stipati l'uno contro l'altro, con la bandiera bianca del mare dell'alta marea e quella rossa la sera, o viceversa.
Fino ad allora per me non era estate, era solo Imola o Piratello dalla nonna, poche vespe piaggio 50 a ronzare dal cancello di casa, poche amiche, ma il gruppo si, che si preparava per la magia di quella estate al mare.
Io allora ero come un fiore di tiglio profumato e pregno di ogni emozione e sentimento che nasceva e voleva tutto l'abbraccio del sole.
Avevo neanche 15 anni che iniziavano le estati, con qualcuno del gruppo piu' grande che aveva la patente e si andava come fosse scoprire un viaggio alla fine del mondo, il viaggio alla sera al tramonto per vivere le notti d'estate del mare. Ho impresso come se fosse ora, l'odore di sigarette nel portacenere e nei sedili della macchina, il finestrino modello bambino dietro che non si apriva del tutto, magari era una Panda, o una Due Cavalli, o una Renault rossa sgangherata, il mangianastri che suonava Vasco, I Doors, i Led Zeppelin, Bob Marley, Santana.
Il casello dell' autostrada sembrava un valico della dogana, il biglietto di carta a volte serviva per un filtro, e si rullava..si rullava di note di canzoni, vecchi miti che neanche ci appartenevano, musica che pero' ci faceva sentire divini e poetici, invincibili e maledetti.
Le luci dell'autostrada e la linea di mezzo vissuti in una mezzora, quaranta minuti un po' psichedelici, con gli occhi rossi e battute a voler esagerare sempre, i pensieri per uno o per l'altro, l'importante era provare qualcosa di forte, che fosse il marocchino o la crema al whisky, la wodka o la maria, quello che veniva veniva..a me non importava neanche sapere il perche'. Seguivamo questi echi anni 70, neanche fossero stati quelli dei miei genitori; e quello che succedeva fino all'alba era di nuovo una strada psichedelica con tante ombre: le luci a intermittenza della discoteca fighetta, quelle a "faro" della disco freak, Le Indie per esempio..con gli "Ibizenchi" a ballare sui cubi, sudando tutte canzoni "maraglissime" tipo What is love? Baby i love you, no more. Io me ne stavo al bar a bermi il terzo gin&tonic facendo gli occhi dolci a qualcuno del gruppo e stando veramente male, di testa e di corpo..
Lo stacco al bagno delle donne, la musica che rimbombava di meno e chiudevi la porta al caos totale, l'odore di cesso, le piastrelle sporche di pennarelli indelebili, di rossetto rosso, di scritte cretine col numero di telefono della solita zoccola. Tutto sempre uguale, come una guerra di segni scostanti.
I biglietti omaggio solo/donna recuperati nei bar, per il Cotton club o per il Pineta, dopo il lungo bolgione dello Zouk, la folla di gente per migliaia di bicchieri di vetro con la cannuccia e non.
Le amiche che si vestivano carine col tubino nero, dalla fase hippy a quella dandy, e in spiaggia ci si arrivava a mezzogiorno con le facce sconvolte, i volti pallidi, la bocca ancora impastata a volte..
Qualcuno aveva casa dei genitori in affitto, altri la pensione, i piu' fighetti la barca, e una volta ho dormito in una piccola cabina, condivisa con quello che forse era il mio primo amore, senza saperlo.
Senza capire che quelle estati cambiavano la mia vita, che un bagno all'alba coi vestiti doveva essere il ricordo piu' bello della adolescenza, nell'infinita tenerezza, dei primi baci e del sesso fatto come una corsa in macchina, e tutto il mondo che nasceva in quell'alba.


16.6.14

Ode a maggio e giugno, in italia.

Ah come mi piace questo giugno, con il suo fresco dopo la pioggia, un tifone alle 3 di notte sopra Imola, una tempesta di lampi, la grandine come palline da tennis, giornate infuocate di caldo, nuvole sparse..occhi gonfi di lacrime e di gioia.
E che maggio, giorno al Lido, in un silenzio sovrumano..dietro al giardino vicino al ciliegio sbocciato lento al primo caldo, e i gelsomini esplodere dai balconi.
E anche l'amore lento.
Gli amici, che come il sole non mi hanno mai abbandonato, il mangiare bene, il tirare tardi, i tramonti cercati e in un tutt'uno a Venezia e la Giudecca.
Il tai chi, sopra i tetti della Guggenheim, gli spritz davanti alla laguna, il martini all' Excelsior e il mare, la luce che a strisce arrivava fino alle sedie di Otello, e baciava le bocche piu' belle, la nostra vita, piccola e sognata che vive di casualita'.
O vivendo in questo panico sensuale infinitamente leggero.


12.6.14

Imolandia

Che strana sensazione e' quella di ricompiere gli stessi gesti, sentire gli stessi odori, percorrere le stesse strade che hai solcato mille volte dopo un anno e mezzo in cui non l'hai fatto..
Sono arrivata per quell'evento che a Imola e' l'apice del "frullo"..Imola in Musica..nato da idee di amici circa 20 anni fa..
E' un po' la festa del paese, dove si vedono "cani e porci"tanto che invece, io non ho incontrato nessuno! Per me la festa e' iniziata a casa da mio fratello dove canti improvvisati accompagnati da chitarra, vino scadente e cori amatoriali sono all'ordine del giorno..con un mix di persone e di facce di una vita, che poi sono anche il tuo commercialista e la ex ventenne con cui andavi a Roma al caffe' della Pace a leggere poesie sognando l'amore infinito.
Sto nella casa in cui ho vissuto una decina d'anni con Andrea, vissuta  tra soggiorni lungi e brevi alternati alla Grecia ed altri molti posti; questa casa e' facile, ha tutti i ricordi belli, da fidanzati, coi regali delle nozze, 800 libri messi in ordine, un camino al centro della sala e le finestre che guardano le stelle al cielo. L'altra casa, quella di mio fratello, dei miei, dove ho vissuto un anno e' difficile da vivere, troppi ricordi, mancanze e grumi di lutti che non si sciolgono. Oltre che la polvere di un anno e mezzo, le ragnatele, i mobili e tutte quelle cose che non ho avuto il coraggio di buttare..Perche' magari erano in una foto di quando ero bambina, di un tutt'uno che era la mia vita prima della mia vita da adulta.
Poi gli incontri, quelli che ti riempiono il cuore di nostalgia, cose che hai pasticciato e sono finite male, persone importanti o facce che sono passate senza lasciarti davvero.
Poi si ripartira', almeno mi risparmio i fuochi d'artificio della festa del lungo fiume, quelli che di solito mi dicevano "siamo in quell'estate piena che puo' cambiare la tua vita". Mi annuso solo il profumo dei tigli questa volta, che di solito mi dicevano "fine della scuola". Passero' di nuovo dal centro tante volte, affianchero' il teatro, guardero' la luna e le stelle al fiume, come i ferragosto di tanti anni fa.
Cambiare aria davvero cambia il mondo, infatti qui ritrovo le stesse sensazioni, a volte di impotenza. Mi ci vorrebbe un bel giro in moto sui tre monti, e rubare le ciliegie agli alberi, sognare che cosa faro' da grande, guardare il tramonto da questi posti cosi miei come nessun altro posto al mondo, anche se allo stesso tempo li odio.
Non so perche' tutto si riempie e si sovrappone allo stesso modo come uno stampo solo un po' invecchiato..Che le parole non escono, quando anche a pochi metri da te e hai la possibilita' di cambiare le cose, ma si preferisce andare avanti per un'altra strada..
Girare le spalle e ritornare dall'altra parte del mondo..


25.4.14

Andata e ritorno

Un po' di aggiornamenti e riflessioni su questo ultimo periodo: ci sono stati eventi mondani, le solite menate, giornate bagnate di pioggia e di entusiasmo, moltissime tazze di caffe' lungo e come sempre non sono mancati i miei mille sogni ad occhi aperti.
Cosi il museo nazionale di Singapore con l'Istituto italiano ha dato il via alla rassegna dei film dell'ultimo festival di Venezia, il primo :"Santo Gra" ha aperto le danze in una very chic soure' con vino italiano a gogo, melanzane alla parmigiana in mille cucchiani usa e getta e un mix di categorie umane molto interessanti, meticci, italiani, italioti, asian americans, canadesi/italiani..che sembrava davvero di stare in una prova generale di un film, da quanto tutti erano fighi, ma soprattutto "non reali". Io sono andata con la amica messicana Seratna, al contrario il suo nome si legge Antares, come  la stella. Arrivavamo in taxi dalla Malesia, come prendendoci in giro ci ha detto il vice ambasciatore italiano, per scherzare sul fatto che NTU si trovi dalla parte opposta di Singapore. Il film era senza trama, come noi, a parte la solita pazza che ti spunta alle spalle e inizia a farti mille domande sul film, sulla gente, se conosciamo qualcuno, da sola con una chanel nera e svariati bicchieri di vino ad ogni interloquire con noi..almeno questa volta, non ero io la pazza..
La vita quotidiana poi, the real life, per intenderci, e' uno spasso, le babbuine crescono, e con loro e' uno spatacco, anche se mi fanno dannare, urlare come una pazza e perdere le staffe ogni due piu' due..



Ci aspetta un maggio focoso, il ritorno a "casa" dopo un anno e mezzo, dove non ho mai visto inverno o autunno, primavera o freddo, dove non ho visto poverta' per le strade, sporcizia nelle strade, auto che giravano dalla "mia parte" e da cui sono uscita da quest'isola solo una volta per un' altra isola non tanto diversa da questa Asia.
Ho visto dalla finestra solo palme, e sentito le voci di decine di pennuti grandi e grossi come babbuine, tanto verde, pieno di rammarri, camaleonti, ragni spaventosi e foglie luccicanti. L'altro giorno e' venuta alla playground la scimmia zoppa e per niente amichevole che vive nel campus.La notte entra davvero in questa finestra aperta tutto l'anno, e ho voglia di ritornare qui, quando torneremo dalle vacanze, ma ho bisogno anche di Venezia, di vedere la primavera e i film dal vero. Ho ancora bisogno di perdermi in una luna piena, ascoltare il mare da una conchiglia, folleggiare nell'arte, piacermi e soffrirmi dentro e accettare che la pace ci sara' solo quando saro' morta! Per cui amen, viviamo e esageriamo..

13.2.14

Alla sera

L'ora in cui mi sembra di vivere di piu' e' quella del  tramonto.E' sempre stato cosi.. Spostandomi in quella dimensione che chiude una giornata, un ciclo, un proposito, e in ogni mondo, che fosse Grecia, mare o Venezia o Imola o una collina, o da una finestra qualsiasi che sempre cercavo, li e' dove vivo di piu'. Pensavo a ieri sera: seduta sulle scalinate del campo sportivo dietro a casa, qualcuno che gioca a calcetto, altri che corrono, asiatici, bianchi, bambini che corrono, il cielo che si era fatto metallo e quasi liquido per l'umido, gli studenti giovani con i muscoli  tesi nelle gambe, il velo per alcune anche correndo, la nonnina indiana col vestito tradizionale, i capelli argento, la sua camminata stanca e ondeggiante, i pipistrelli in voli acrobatici, gli uccelli isterici, grandi pennuti urlanti; la palla da basket portata in mano, le marche, le scritte sulle magliette dell'Universita', le palme di Singapore, un po' diverse da quelle di Atene, soprattutto in un tramonto, la luce diversa in ogni posto in cui sono stata, questa, lontanissima da quel cielo al Lido, a Kalimarmaro, a Zolino, a San Giovanni, all'albergo Alex e Jota. Pensavo, mentre la Viola correva tutto il campo sportivo e lentamente sfumava e diventava piccola, per poi sparire nel rosa di tutto un cielo.. per un attimo pensavo se tutto questo non ci fosse stato e lei solo fosse rimasta solo un sogno, e Penelope solo un altro, e Lucrezia un altro ancora...fiuuuuu mi e' scoppiato il cuore..c' e' tutto in questo sogno di mondo di vita di arte!
Venezia, una Biennale