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27.8.14

Una malinconia


Molto spesso in questo posto che io uso chiamare il mio esilio ma non in senso cosi negativo, vivo di malinconie totali, brillate nella mente in un attimo casuale, quando un pensiero si scontra con uno spazio o un tempo immaginario, o di solito e' una nebbia, una luce, un oggetto che mi riporta a quella vita parallela.
Qui e' facile avere la malinconia, e' tutto cosi asettico che ti lascia comporre e immaginare quello che non c'e', riempire il vuoto con un mare che brilla, delle strade di campagna, dei palazzi antichi, dei
campanili che si scrutano tra il cielo e dei pini odorosi.
Una piana che fa intravedere quel mare, da una casa diroccata che era bombardata e che da sempre mi ha dato quel senso di infinito anche in un mondo di provincia.
La mancanza, da sempre si riempie con il sogno, così sono felice di non vivere in una citta' piena di eterno come Roma, o negli echi di tutti gli artisti miei preferiti in una Parigi degli inizi del 900, anche se doveva essere proprio un bel bordello di pathos e arte, da sguazzarci a ogni passo..ma e' solo malinconia a ripensarci.
Qualcuno ha chiamato questo posto un "non luogo" ma sticazzi, questo e' il mondo dove vivo io e c'e' tutto, C'e' Pound, D'Annunzio, Matisse, Ernst, Modigliani, Hemingway, Chagall, Satie, Fitzgerald.
E' la compostezza dell'Asia, che gli occidentali non sanno capire, e' la sua non volgarita' eterna mentre sprigiona incenso nelle strade.
E non e' la vallata del Santerno con un manto di nebbia, ne la tramontana che raggiunge la Sardegna e il suo mare, ma e' la mia  rabbia allo stesso modo.



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