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11.2.12



Io ti vivo così, con un tuo vestito dipinto tanti anni fa, quando avevi la mia età, il mio taglio di capelli, gli spigoli del mio viso, l'espressione della tua felicità, la tristezza e la malinconia di viscere come le mie, del dono che mi hai dato..la vita. La mamma con cui litigavo tutti i giorni, la carezza e la protezione di quando mi hai accudito tutte quelle volte da piccola, in cui mi hai accompagnano a scuola, regalato i vestiti più belli per le occasioni speciali, sono stata nella tua pancia e questo legame non si dissolverà mai, e per questo, che sento così tanto la tua mancanza, in ogni gesto e parola e giornata che scorre e corre piena di avvenimenti in cui manchi. Eri bellissima e io ti ricordo così, come me stessa a 34 anni, nel '68 a vendere foulard di seta a batik dipinti da te, a Parigi con la tua 500 blu insieme a tuo fratello, a dipingere a Piratello dove quando passo sento ancora l'odore dei cipressi, dei cachi, della resina, poi sento le campane della chiesa dove ti sei sposata col babbo, dei vostri funerali sempre lì, dei fiori di campo gialli come i miei colori che sprigionano vita tra le sterpaglie, le viti secche, il rosmarino che avevate piantato e i rottami di una macchina americana del nostro caro Lamberto. La nonna amava lui e amava te come non sono mai riuscita ad amarti io, forse solo i genitori possono amare totalmente, mentre i figli non ci riescono quasi mai; quasi mai ti ho detto che eri tutto per me, quasi mai sono riuscita a salvarti dalla tua solitudine nello startene sempre in casa davanti alla tv negli ultimi 2 anni senza il babbo, quasi mai ti ho reso fiera di me come avresti voluto, e non sono riuscita a tenerti la mano quando te ne sei andata..Soffrivi così tanto in quel letto di ospedale, tu il tuo cuore già fragile, non ha retto, forse per benedizione, di non dover subire la stessa umiliazione della malattia, la stessa di tuo marito, le stesse illusioni di aspettative di vita con veleni che ti avrebbero cambiato la bellezza in cui poi sei andata. Allora forse meglio così, senza aver combattuto inutilmente, senza volerci disturbare avevi detto, perchè noi eravamo già troppo impegnati, ma io avrei rifatto tutto, ma tu non hai voluto rifarmelo passare..
Ti ricordo con le tue frasi celebri e le tue risatine, per quella educazione d'altri tempi che tenevi incarnata da tua madre da dopo guerra: di cappellini e vestiti fatti a mano, di guanti e di merletti, di "gente per bene" di arte di poesia, di ville e di poderi, di buoni partiti e di quello sprazzo artistico che mettevi ovunque nonostante quella rigidità mentale nell'essere tuo. Mi sono messa nelle tue scarpe, nei tuoi percorsi, più difficili dei miei, ripasso e scorro la tua vita nelle foto, quando sei riccia anni 80 con la giacca di pelle, con le pellicce del boom degli anni dei Lions e sei la moglie del presidente, così formale e un pò perbenista, quando sei nel letto di ospedale distrutta dall' avermi partorito, quando ti avevano detto di abortire a causa del tuo cuore. Quando sei in Sardegna al sole, il tuo habitat naturale, il posto che amavi di più in assoluto dopo casa tua. Quando sei venuta in Grecia e sei stata felice..Ecco non so se ti piacerà quello che ho scritto di te, se ti piace come ho disposto la tua casa e ho messo via le pellicce, le scarpe, le borse che rispecchiano una vita infinitamente piena. Mi manchi ma sento sempre e solo che sono parte di te, indissolubile.


Fu in quel dolore
che a me venne l’amor!
Voce piena d’armonia e dice
Vivi ancora! Io son la vita!
Ne’ miei occhi è il tuo cielo!
Tu non sei sola!
Le lacrime tue io le raccolgo!
Io sto sul tuo cammino e ti sorreggo!
Sorridi e spera! Io son l’amore!
Tutto intorno è sangue e fango?
Io son divino! Io son l’oblio!
Io sono il dio che sovra il mondo
scendo da l’empireo, fa della terra
un ciel! Ah!
Io son l’amore, io son l’amor, l’amor
E l’angelo si accosta, bacia,
e vi bacia la morte!