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27.4.15

Poema d'amore. Anniversario

Ricordi quando l'unica volta della nostra vita dormimmo insieme in una barca?
Il porto dentro ci cullava e il mare veniva dalla notte che era gia' giorno
Io ci porto dentro la mia memoria
Coi piedi nudi di quell'alba nella sabbia e nei vestiti bagnati immersi nella giovinezza
Sbocciavamo insieme, ci innamoravamo ma non lo sapevamo
Il tuo respiro pesante nel sonno, apriva i miei sogni, immaginando di poter venire con te in un tuo lungo viaggio
Avevo la mano sul tuo petto che ti toccava fino in fondo.
Sentivo il mare sotto a gorgogliare e i tuoi pensieri abbracciarmi, perche' ero lei, la tua isola a cui avevi messo l'ancora
Si aprivano piano i tuoi occhi su di me e pochissime parole al mattino anche se era tardi
Eri sempre e sei sempre stato da solo, solo avventure del mare e dove ti porta il vento; ma con me rimanevi quella estate prima di ripartire, e rimanevi a primavera e per vent'anni ancora navigando lontani ci ritrovammo coi fiori di pesco il 27 Aprile.
Subito non mi vidi, e non mi volli scoprire, finche' la luce della luna che camminava con noi e nella tua bicicletta nera, ci trovo' amanti scarlatti come sui gradini del teatro.
Fu quello il bacio piu' romantico della mia vita
Stupivano come venivano fuori le parole dalla tua bocca, uscì fuori da solo il mio nome, come un ti amo.
Così oscura la tua bellezza, senso e apparenza fantasmi nel tuo sguardo immenso
E d'un tratto il mio cuore si affollo' di tutti i dubbi di una vita, ormai lontana e deserta.
C'era un vento che a raffiche m' imbrigliava i capelli nella tua pelle, avevo sete nei vestiti e nella
sciarpa dipinta di un viola brillante
Mi hai detto che ti piaceva e che ero sempre bellissima.
Tu, sempre sei solitario e animato come le vele appuntite dell' Opera House.
Rimanevo in una giostra senza fermarmi dalla testa alla notte illuminata.
Come gocce di rugiada sulle rose della primavera facevamo ancora mattina, sulle note di un mare sentito ormai solo da una conchiglia dopo un viaggio
E mi confessasti di aver pianto di gioia, quando al mare quel pomeriggio ritornavano le nostre vite
Come in un destino musicato
Si scarico' il peso delle ragioni, in una tenerezza pura, come fossimo due bambini dalle guance arrossate
O come il fiore bianco che nasceva da un bulbo solido e da radici profonde
La strada si riempiva di nuovo delle luci e del tuo amore, del mio amore, dei vicoli per arrivare da una strada decumana in un cardo di un balcone medievale, sulla tua bocca ancestrale.
E il tempo, l'alta marea, la pianta della citta' e il sole che si schiude sulle nostre mani amore, non ci ha portato via la nostra voglia di vivere, anche se siamo così lontani.
Tutto ci riconosce poesia, le nostre anime sono nate dalla nostra amicizia pura, dalle lettere che mi hai scritto con delle rose, e dai sogni che hai seminato via per il tuo giardino.
Conosciamo il segreto del mondo, il suo scrigno odoroso e prezioso, la primavera dolce e' il nostro inizio e il nostro campo di sole.
Questo mare ci offre il cielo, e i canti degli uccelli all'alba della tua mezzanotte, dove ogni volta spero di raggiungerti per sentire ancora il tuo respiro su di me.
Dove quell' oblo' taciturno che incornicia la nostra citta'
sveglia sui tetti e suoi coppi di gocce e di antenne, di palazzi e di campanili, di piccioni che mormorano il tuo amore nelle tue lenzuola di un nido
Ci cerchera' ancora quell'aria di primavera che sa di mare e culla di volutta', sulle tue mani, sulle mie mani.
In mezzo alla luce del vento, sciroccare tutti questi pensieri accesi come lampade che ti porti anche in barca, come la luce di una stella polare a guidarti, ad amarti per quel che fa a me così di un sogno, immaginarti




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