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5.11.13

Little India

Sono qui che mi guardo la mia mano dipinta con l'henne, stamattina a Little India, una di quelle passeggiate solitarie preziose come un sogno. Dopo parecchie fermate di metro, e nella cartina dalla linea verde incrociando quella viola, appena esco dalla metropolitana mi avvolge una luce calda e il solito tepore morbido, e' quasi ancora tutto chiuso, a parte qualche bancarella del mercato che sta allestendo frutta e verdura, fiori e luci per la festa di Deepavali, mi siedo in uno dei "bar" tradizionali,  ci sono solo indiani e nessun tuista ma i tavoli sono tutti pieni, allora una coppia di 70 enni mi invita  a sedermi, mi ricordano il mio babbo e la mia mamma in versione indiana! Per ringraziarli gli dico: NAMASTE, loro parlano solo hindi ma mi sorridono per tutto il tempo in cui bevo il caffe' e mangiamo con le mani parata e formaggio di capra.
Per tutta la via c'e' un'odore inconfondibile di curry e di incenso, scintillano i sari ben esposti nei bancali, fino al mercato del pesce e della carne. E degli occhi cosi belli di donne indiane ma anche arabe o del Myanmar cosi verdi azzurri che sembrano di vetro, mi chiedo se siano lenti a contatto, in ciglia truccatissime di nero e ombretto verde sotto a coloratissimi veli, ma quelle sono le indonesiane, e i malesi con gli occhi gialli che a guardarli m'imbarazzano, sono occhi cosi belli che mi appartengono intimamente nei ricordi. Li ho fissati qui come l'henne sulla pelle.








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