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22.10.13

Le mie terre


Di cosa sono fatta. Sono nata a Bologna. E di quel passaggio di ritorno nelle vie universitarie ho negli occhi e nella mente la street art di Cuoghi Corsello, Blu ed ERicailcane, tra il lungo wall che costeggia la stazione, grigia e metallica, nera come gli africani e i tossici, fino alla periferia, dal quartiere Porto a Porta Lame, nella zona Marco Polo, in via Zanardi, Bologna conserva ancora nel mio cuore e nel cuore di certe case abbandonate e a rischio demolizione certe opere d'arte che io considero eterne nella mia memoria, come quella di Blu nella via per la fiera.
Da Strada Maggiore invece gli occhi si fanno medievali, cupi ancora, ma lussuosi e ricchi dell'antichita' di Corte Isolani, dove un portico ligneo nasconde una freccia che un giorno mi feci notare, tra gli altri che guardavano in su, o tra gli echi di Piazza Maggiore rincorrendo un timido "ti amo" tra una colonna e l'altra che rimandava le parole.
Ancora mi ritrovavo in piazza Santo Stefano, tra i punkabbestia, i pitbull, i ristoranti per me di lusso con il brodo e i tortellini, la mostarda da mettere nel lesso, i tiramisu', il caffe' da Zanarini e il suo bellissimo specchio liberty.
Perdersi di baci adolescenziali nelle mattine di buco nell'ex ghetto, Palazzo Malvasia, via del Carro, via dell'Inferno, la montagnola con l'odore di Joint, via Zamboni, via Belle Arti.
E finire a Santa Lucia per Natale come per la canzone che amavamo.
La rossa universitaria, che non son mai stata tua.
Della provincia ne ho parlato spesso, e in quel mentre spalancavo gli occhi a quel confine con la Romagna tanto amato, Faenza la mia ciottola fragile che ho plasmato nelle mani, nella pancia e nei miei sogni, sogni che stavano in provincia di Ravenna, nella bellezza eterna di San Vitale e dei mosaici, nella sua cupola dorata. Galla Placidia con la sua notte stellata e una croce che mi ha sempre ipnotizzato. So di olio d'oliva di Brisighella, con un sapore tradito alla Grecia, alla guerra dei miei nonni e alle scorribande di artisti in erba, sui calanchi, nella pianura, a Pietramora, nella ghiaia di Zello, tra una partita di rugby,una cassa di crema al wisky a capodanno, i libri antichi e sognati, la mia terra, li sempre tra la via Emilia e il west..
Sono fatta di quelle stelle e del riflesso della Darsena magica sullo specchio d'acqua dei magazzini abbandonati e delle banchine, il suo fascino mi fa sentire l'odore del mare, proseguendo per quella strada trafficata di tutti quegli umani che si dirigono come formiche a quel pezzetto di mare tanto vicino e che pare un raggiungibile sogno, a Marina, alla Bassona, al Baretto, la scuola di barca a vela,  lasciandosi indifferente dietro il bianco Mausoleo di Teodorico, dove tu, hai piu' che scritto e decifrato il nostro sogno di abitare nel mare, facendo nascere la nostra prima figlia, li, attraverso le infinite pinete e le magiche lagune.
Pini marittimi, dall'odore pregno e intenso, dove anche Boccaccio vi ambienta il Decameron, tra acque dolci e lagune salmastre.
Lungo le rive i vecchi capanni, i bilancioni al tramonto, e colori rosa a dirimpetto tra cielo e acqua,
sud verso le saline ancora.

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